Non banalizziamo, i diritti, i diritti…

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Ieri c’era Augias che spargeva perle di saggezza dall’alto della sua “vecchitudine”, novello adepto al renzianesimo (prima era pure girotondino e prima ancora… lasciamo stare, ci verrebbe il torcicollo) chiosava alle proteste del Travaglio sopra la riforma della Costituzione (mica pizza e fichi) con un serafico: vedremo, non banalizziamo, guardiamo con calma. L’altro faceva notare, giustamente in tale occasione, che essendo gli artefici dei conclamati filibustieri c’era poco da aspettare e con fiducia. Non banalizziamo, diceva Augias. Io di Augias rimpiango solo Telefono Giallo perché era una trasmissione interessante e, un po’ per gioventù sua, un po’ per gioventù mia, la sua pedanteria in tale contesto risultava stemperata. Il predicatorio continuo (da quale pulpito… e stendiamo veli pietosi sopra recenti svelamenti) e questo suo fare da “ho una cultura che nemmeno”, quando tale cultura non vi è ed i suoi libri inchiesta lo dimostrano non l’ho mai potuto sopportare.

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