Passi da Friedrich Reck Malleczewen, Diario di un disperato (traduzione di Matteo Chiarini, Ediz. Castelvecchi, 2015)

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Friedrick Reck Malleczewen è nato l’11 agosto 1884 a Masuria (Polonia), discendente di una famiglia nobile prussiana e protestante. Nel 1933 si trasferisce in Baviera e si converte al cattolicesimo.  La sua notorietà letteraria viene da due opere. La prima è Il re degli anabattisti, dove Reck narra dell’esperimento “sociale” anabattista nella città di Munster che si convertì in poco tempo in una sorta di sanguinaria Dittatura religiosa, un misto di follie millenariste e di risentimento sociale. L’opera cadde quasi subito sotto la censura della Germania di Hitler perché era evidente il gioco di rimandi con l’epoca contemporanea all’autore. Il secondo lavoro fondamentale venne alla luce postumo ed è il “Diario di un disperato”, cronaca degli anni 1936-1944. Reck, arrestato una prima volta il 13 ottobre 1944, nascose il manoscritto in una scatola di latta, in una buca del giardino della sua villa. Il 31 dicembre 1944 venne nuovamente arrestato e mandato al campo di concentramento di Dachau dove morì di tifo il 16 febbraio 1945.

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Dappertutto “costruzioni a buon mercato” e merce scadente che si nasconde sotto il nome di “prodotto sintetico”, abiti di fibra artificiale che non tengono caldo e non si possono far pulire, infine quel veleno di serpente a sonagli trattato con zolfo e zucchero dalla Ign-Farben, venduto come vino sciolto nei ristoranti dei quartieri residenziali.

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Ciò che subiamo oggi in questo Paese non è forse l’ultima conseguenza del 1789? La borghesia, che nel 1790, dopo aver ricevuto in eredità dal re l’ambizione del potere, ha cominciato a dissimularla al grido di Vive la nation, non si è forse rivelata particolarmente effimera?

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Solo il “nuovo Adamo”, un selvaggio che per puro caso ha ancora la pelle bianca, e ora si serve di tutto l’apparato tecnico moderno con una sicurezza che rasenta l’insolenza, senza essere in grado di capire l’ordine di idee che ha dato l’origine a questo apparato, può credere nella sua indistruttibilità. L’ottuso istinto di conservazione spinge questo componente anonimo della massa a rifugiarsi in un sistema di operazioni mentali da cui è esclusa ogni coscienza dei problemi che nascono dall’uso della tecnica, in questo mondo il motore a quattro tempi è un pezzo di eternità…, in questa atmosfera satura di sudore in cui regna la fede nel progresso, in cui l’universo conosciuto dall’uomo non ha fatto che allargarsi dai filosofi fisici dell’antichità fino all’ultimo docente universitario.

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L’uomo di massa che acquista oggi i prodotti di questa tecnica con assoluta noncuranza, senza partecipare e interessarsi, assomiglia esattamente a quel romano dei tempi di Caracalla che considerava il limes romanus come garanzia rassicurante di uno stile di vita confortevole, cadendo però in una indolenza totale. Non credo che l’uomo-massa di Ortega y Gasset sospetti lontanamente in quale misura la sua esistenza dipenda da questo apparato tecnico. Credo piuttosto che quando il declino del mondo avrà inizio… si accontenterà di domandare al governo cosa farà perché possa avere luogo l’incontro internazionale Germania-Svezia fissato per la domenica seguente, malgrado le spiacevoli circostanze.

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Così però sono tutti. Pretendono di essere rivoluzionari, ma in realtà sono piccoli, sudici borghesi che non riescono a dimenticare il guinzaglio che portavano fino a ieri, quando a luci spente si siedono alla mensa, ridotta a pochi rimasugli, di quei signori che loro stessi hanno scacciato.

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Ciò che è insopportabile non è il dilagare nel mondo dell’uomo di Neanderthal, ma il fatto che quest’orda esiga dai rari uomini rimasti integri che diventino anch’essi tali, minacciandone lo sterminio in caso di rifiuto. In Eraclito si legge “Essi non sanno che i più rappresentano il male e i pochi rappresentano il bene. Gli Efesini del resto dovrebbero impiccarsi tutti a partire da una certa età e lasciare le loro città ai giovani. Hanno già cacciato Ermodoro, che era il più valido tra loro, gridando: Da noi nessuno ha il diritto di essere il più capace, altrove, se vuole, presso gli altri!

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Il risultato ultimo di questa guerra generale che sta per iniziare è che questa nuova generazione tedesca sommergerà il globo. E se non vi fosse discendenza? … La solerzia di questo popolo ha preso misure preventive anche per questa eventualità. Ad esempio, a Monaco vive una giovane coppia: a causa di un’atrofia al nervo ottico che sembra essere ereditaria, il marito deve farsi sterilizzare. Ma poiché avere dei figli è un dovere, manda la moglie alla “Fonte della giovinezza”, un’organizzazione delle SS i cui uffici si trovano nella Lenbachplatz, nei locali rimasti in piedi della sinagoga demolita. Lì si possono trovare album con fotografia di SS di origine nordica garantita e si può scegliere a discrezione. Basta indicare all’ufficio la fotografia del toro riproduttore scelto e subito si è incinte e si diventa madri di un dio germanico della primavera che si chiamerà Heinz-Dieter o Eike e che più tardi, con una nuova freddezza tedesca, schiaccerà tutto ciò che oserà opporsi al nuovo ordinamento della Germania e del nazionalsocialismo.

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L’avidità e il risentimento sociale, la sregolatezza di costumi e la lubricità e il libertinaggio sessuale sono da ricercare nel distacco totale non solo da Dio, ma anche dagli dei. Raggiunto ormai lo stadio della plebe durante il Basso Impero, ci si atteggia a “popolo giovane”.

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In realtà ci si presenta come una massa senza ideali e senza avvenire che aspira all’informe, crede nel caos e odia soltato la moralità, la forma, la struttura.

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Nel frattempo il demone chimico dell’industria alimentare tedesca imperversa sul popolo. Lo zucchero è di legno di abete, il sanguinaccio (non scherzo!) è fatto di trucioli di faggio polverizzati, la birra è una brodaglia puzzolente a base di siero. Si fa il lievito con urina di vacca, “secondo le norme vigenti si colora” la marmellata per farla sembrare di frutta genuina. Lo stesso vale per il burro, che inoltre contiene un forte veleno e logora il fegato, tanto che ad esso si deve attribuire la responsabilità di questi attacchi epatici, oggi così frequenti. Tutti hanno gli occhi gialli: nel giro di quattro anni sono raddoppiati i casi di cancro, se devo credere a quanto dicono i colleghi medici.

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Anche la verduda conservata è colorata secondo le norme vigenti; il vino, quando non serve a ubriacare i giovani ufficiali e non è venduto al mercato nero dai dazieri, è un liquido tossico. Il sapone puzza quasi quanto la corruzione della nuova Germania, le suole degli scarponi da sci che ho acquistato l’inverno scorso dopo aver combattuto per ottenere il buono-acquisto, nel giro di mezz’ora si trasformarono in poltiglia viscida perché erano di cartone

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Penso a coloro che mi hanno fatto questo [Reck venne accusato di disfattismo e messo agli arresti] con la nobile intenzione di mettermi nelle mani del boia. Al capo locale del partito, conto il quale avevo sporto denuncia perché aveva strozzato vigliaccamente il mio barboncino in una trappola, e che ora ha trovato la sua vendetta per aver perso il processo; a quell’impudente politicante di osteria di cui non abbiamo applaudito le formule propagandistiche; al commissario d’alloggio che vedeva in Gruss Gott non un saluto ma un atto di alto tradimento, e che è stato messo due volte alla porta sebbene venisse “per ordine del Gauleiter”. Penso a tutti quei vermi che brulicano nel vivo della crisi statale e della delazione, assassini piccoli e grandi, coscienti di essere “nella piena legalità”, senza sospettare che domani il boia li potrebbe stritolare.

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[ultima pagina del diario di Reck]

Il cristianesimo non è necessario se si vuole conoscere tutto. è necessario però per dare forma alla propria vita e per viverla eroicamente fino alla morte. Nel 1912, a bordo di una nave inglese, unico passeggero insieme ad un intellettuale cinese, durante una passeggiata serale sul ponte, con tutta l’ingenuità di un figlio dell’età guglielmina, ipotizzai che nel mondo intero il cristianesimo fosse giunto all’agonia…

Il vecchio signore, discepolo di Lao Tse e professore di Storia delle religioni asiatiche all’università di Tsing Tao, mi guardò con aria divertita. Poi mi disse che il cristianesimo aveva ancora un compito da assolvere. La convinzione mi colpì profondamente. Oggi, dopo trent’anni, carico di molti peccati mortali, dopo aver scalato molte vette ed essere disceso in molti abissi, so che è davvero così. Il cristainesimo ha ancora dinanzi a sé grandi compiti. Ma in mezzo al satanismo che oggi regna, le catacombe e le torce artendi di Nerone saranno ancora necessarie per permettere un’altra volta la vittoria dello Spirito.

 

Antifonte di Ramnunte

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Nell’Etica Eudemia Aristotele ricorda che Antifonte di Ramnunte, oratore ateniese e artefice, tra gli altri, della Boulé dei 400 che prese in mano le redini della politica ateniese con il colpo di Stato oligarchico del 411, appena sostenuto un discorso a sua difesa nel processo intentatogli dopo la caduta dei 400, processo conclusosi con la sua condanna a morte, rispose così all’elogio di Agatone: al saggio un solo giudizio, ma di persona competente, vale assai più di molti giudizi qualunque (1232b). Il discorso di Antifonte fu davvero eccellente, così come attesta Tucidide che ebbe forse modo di ascoltarlo di persona. Questo dovrebbe essere uno dei pochi fari a dominare il nostro cammino. I giudizi della marmaglia non valgono nulla, i pareri di un gruppo quasi informe di plebei ipnotizzati, giorno per giorno, da voci che dicono loro che potranno essere quello che vogliono, di essere tutti artisti e geni, tra poesie che fioriscono nel cuore e un canto d’amore, questa mediocre e indistinta melma di buzzurri che opinano sopra qualsiasi cosa, come fa la peggior teppa giornalistucola, non sono degni di ascolto… a parere mio neppure sono più degni di quei tentativi folli e scriteriati di soccorso e pietosa dottrina. Guardali, questi campioni dei tempi presenti, sempre di fretta per inseguire il loro nulla, a ciancicare parole altrui, frasi altrui, pensieri altrui, a propalare a colpi di “da leggere tutto” “devi vederlo” “devi sentirlo” le loro banalità quotidiane, il manualetto del cittadino comune che si illude di fare parte di cerchie ristrettissime, di conventicole neocarbonare, guardali e vedrai come procedono in gruppo, senza neppure sapere quale è la pecora a guida, avanzano per i rivoli artistici (danno nome d’arte a quello che pensano li possa far sentire intelligenti, come certi monaci che battezzavano pesce la carne di venerdì) guardali e vedrai che fanno, dicono e guardano le stesse cose, seguendo l’eco modaiolo della solita nazione lontana, seguendo musiche tribali tum tum dove di eccellente c’è l’intuizione di rifilare ad ignoranti questo borbottio semianalfabeta, guardali e, l’hai fatto già, capiterà sempre una debolezza, ascoltali consigliare la visione della banalità 7 premi, 2 oscar, una grolla, sgrollateli di dosso codesti ricercatori di banalità sommerse, due dita di sterco sopra e prendono patate per pepite. Guardali e ricorda Antifonte di Ramnunte.

Obama, flop Libia 2011 colpa Gb-Francia Presidente Usa, pensavo un maggior impegno europei nel ‘dopo’ (Ansa)

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Il presidente Usa sostiene che alcuni alleati americani nel Golfo Persico, come pure in Europa, sono degli “scrocconi” (“free riders”) che “mi indispettiscono”, impazienti di trascinare gli Usa in pesanti conflitti settari che talvolta hanno poco a che fare con gli interessi americani.
Nella lista mette l’Arabia Saudita ma pure Francia e Gran Bretagna, almeno per quanto riguarda l’operazione in Libia contro Gheddafi.

Nel 2011

Barack Obama rivendica la vittoria dopo la morte di Gheddafi

Barack Obama ha rivendicato la vittoria in Libia. Ma la strategia usata contro Muhammar Gheddafi non potrà essere replicata altrove. E il suo terzo trofeo – dopo Osama Bin Laden e Anwar Al Awlaki – non gli servirà in vista delle elezioni 2012 (Panorama)

Gli interessi obamiani…

Basta un poco di zucchero e la bomba va giù

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Ogni anno, in estate, c’è la commemorazione per Hiroshima e Nagasaki. Ogni anno, in estate, tutto il mondo lacrima e si dispera, in primis gli Stati Uniti e ricordano, tra singhiozzi, l’evento e quanto rimasero loro stessi sotto shock etc… Le bombe vennero lanciate sotto l’amministrazione Truman, passato da vice a presidente per la morte di Roosevelt. Alle elezioni del 1948 (3 anni dopo, mica 30 anni dopo) Truman venne eletto con il 49% di voti dalla popolazione che era rimasta tanto sotto shock dopo il lancio delle due atomiche. Parolai.