Premessa generale: del comico e della opinione comune
Di questi tempi noto sempre più come i comici siano diventati una sorta di punto di riferimento politico. Non parlo di Grillo. Dico proprio i comici in piena attività, si citano le loro battute quasi fossero riflessioni di peso, si ricordano pezzi di monologhi, alcuni si spingono, in effetti, a fare dei comizi e punto, ad esempio la Guzzanti Sabina, da me sempre ritenuta non proprio una grande cima comica e certo inferiore al fratello (e al padre! sic…) con questo suo trucco e parrucco, i tic esasperati e una certa innegabile fissità dello sguardo ha portato avanti una comicità impegnata (o civile, come si suol dire… e la comicità civile è davvero stridente) che è sempre più parsa una sorta di tribuna politica monocratica dove la comica, dall’alto dello schermo e del più o meno elaborato impiastricciamento del volto, spara sentenze a nome d’altri dicendo, così pare intendere, di rivelare il vero messaggio del politico di turno. Si scomoda tradizione antichissima, si scomoda Aristofane, ma lasciamo stare, il paragone ci pare pure un po’ suicida perché l’abisso artistico è patente. Rimane il fatto che in questa epoca di comici candidati e candidati comici le battute di spirito, la satira, la vignetta vengono oramai ampiamente utilizzate e citate come punto di riferimento per il giudizio politico e umano sopra i personaggi in campo. A volte si dimentica che la comicità è comunque caricatura, se critichiamo le fattezze di un volto basandoci sulla caricatura andremo poco avanti.