Le stronzate volano alte: di calcoli, punteggi, sciacalli, teleologie e versificazioni ad libitum

stampa_depliant2   La notizia del velivolo Germanwings caduto tra le montagne francesi ha scosso parecchi. Prima ancora che si conoscessero le cause l’idea di un aereo civile che si schianta, in piena Europa, suonava assurda e quasi impossibile. La sicurezza dei voli infatti è dato oramai notorio. Scoprire che si è trattato di un “suicidio” ha da una parte tranquillizzato in merito alla sicurezza delle strutture, ma ha pure dimostrato che la sicurezza non potrà mai essere totale. Bella scoperta si dirà. Infatti.

  Quello che ho trovato assurdo è però la ridda di reazioni. I giornalisti sono accorsi in volo attorno al relitto fumante e hanno iniziato a ricamare, scavare, giocherellare et similia, ma che debbano arrivare a smuover la cenere a caccia di notizie e notiziole non è poi così strano. Strano è il buttare rapidamente il tutto in una gaudente caciara carnevalesca. Si inizia con esponenti di partito che si lanciano in deboli (ma fuori luogo) paragoni tra capi di governo e copiloti, si passa a giornalisti che cavalcano l’onda del “Germania beccati questo, 1-1 e palla al centro” quasi che si trattasse di un compensare i morti causati da un imbecille (Costa Concordia) con i morti causati da un pazzo (Germanwings). Il solito Gramellini ha pensato fosse molto divertente sottolineare come un italiano, al posto del tedesco suicida, avrebbe insistito per un permesso malattia per starsene a casa stipendiato… molto divertente, alta scuola giornalistica e opinioni utili. Si è infine, leggevo ieri, giunti a trarne una conclusione apocalittica sulle cause scatenanti: la mancanza del timor di Dio. Riuscendo, nel medesimo (s)ragionamento, ad indicare in tale tendenza europea al “hic et nunc” una delle cause scatenanti della fuga di europei di prima generazione verso i ParadISIS, all’insegna di un recupero di una guida morale e spirituale, fuga che ovviamente veniva subito stigmatizzata. Il ragionamento non spiegava come questo ingrediente magico, il timor di Dio, fosse sia la causa in absentiam di un tizio che piglia i comandi e ammazza 149 persone suicidandosi, sia di un tizio che si lancia in un mercato affollato e salta per aria trascinandosi dietro un numero imprecisato di civili. Quello che stupisce insomma è il dover trarre conclusioni generali, quasi granitiche, da singoli episodi (assurdi) e ricavarne un insegnamento morale sui tempi che corrono, quasi che tali suicidi/strage fossero solo di questi anni e solo della non timorata di Dio Europa. Nelle ultime ore ho visto pure un fenomeno che definirei a sua volta giornalistico, un fenomeno di instant poetry, composizioni d’occasione (tragica) nate teoricamente sull’onda dell’emozione, peccato che gli esempi visti paressero più una specie di articolo giornalistico un po’ furbetto (alla Gramellini insomma) con gli a capo al posto di virgole e punti. Tale instant poetry non può assurgere al rango di sciacallaggio (anche perché lo sciacallaggio è leggermente un po’ più in alto per quantità di sforzo creativo) ma restituiscono comunque l’idea di come ogni cosa sia buona e ogni argomento possa meritare una pseudo esibizione in versi: la morte di Ferrero, un aereo contro una montagna, la primavera…  Si tratta di fenomeni che fanno il paio con le candeline per la morte di Steve Jobs o le mille e mille foto e messaggi di cordoglio/dolore/tristezza/rammarico che compaiono per LO INTERNET quando accade una qualsiasi cosa. Si pensi al Je Suis Charlie (Je Suis + qualcosa, formula oramai pari ad un marchio di fabbrica) che ha imperato inutilmente tra pacchi di gente che non aveva neppure idea di cosa stesse appoggiando o sostenendo. Risultati. Gente che si aggirava cercando il numero di Charlize Theron, nota rivista satirica, perché era un numero storico (e chissà quanto varrà tra 10 anni -retropensiero di questi affamati di carta-), nazioni che schieravano noti criminali di guerra e censori a difesa della “libertà di parola”, un comico arrestato il giorno dopo nella liberissima Francia, litigi e scannamenti tra i redattori superstiti per il grosso patrimonio economico generato dalla corsa alla rivista oramai celebre a livello mondiale.

etc    Per parte mia non ho idea di cosa sia scattato nella mente dell’assassino del volo Germanwings, non ho neppure interesse agli scavi sentimentali, né ritengo che si possa stilare un vademecum che renda impossibile la stessa cosa in futuro, tutto è possibile e sulle ragioni chi può davvero sapere? Depressione, rabbia, odio, desiderio di lasciare il suo nome segnato in qualche libricino a futura memoria, follia. Resta lo spettacolo curioso di una moltitudine di esseri ufficialmente senzienti e ufficialmente equilibrati, senza problemi apparenti o necessità farmacologiche, intente a ritagliarsi uno scampolo di tragedia per decorare qualche spazio di casa. Magari pure questo post può essere classificato sotto tale categoria, oppure no, difficile da dirsi quando si è dentro a certi meccanismi.