Kaveh Golestan The Qaderi Dervishes of Kurdistan
Lunghe notti
appeso ad una parola
omaggio al me stesso
dai sogni rotti
dal viaggio alla scuola
antica
dove non ero perplesso
del mondo
come posso esserlo ora
Corda di vocali
fili di consonanti
intrecciati
come corpi amanti
sperduti in locali
dove non v’è luce
alcuna
Docile e immobile
a quella parola
è l’orecchio mio pensoso
pendente come la luna
nel cielo immenso
sopra le teste della gente
che a capo chino
riflette niente sul niente,
specchio che di tante
immagini distorte
rimanda lo stesso sembiante
eterno
Lunghe notti,
placide d’inferno
abbrustolite di speranza:
oro per gli sciocchi
che sempre nella stanza
osservano i muti canti
della sequenza infinita
di vocali
della sequenza infinita
di consonanti