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Segnali di santità laiche (ovvero Grilletti)
Urgenze meditate
No, tipo che diamo il culo alla Turchia (questa frase è nella categoria “lo dico piano”) e che quanto è bella la Turchia, la vogliamo in Europa, diamo i soldi alla Turchia, ci vuole bene la Turchia… sai, la Turchia, quella sempre più teocratica, sai, la Turchia, quella dove opposizione svanisce, assaltano giornali non apprezzati dal capoccione, ma noi tutti baci con lingua, tutto ancora ancora mettimi la monetina nel perineo, pastorizzami lo scroto Erdogan, forza, di più, ora più docile, frustami smandrappona turca, insidiami con il codino del Fez, pezzo di Fez l’anm e chitemmuort, Erdobuono, ErdoGutt, it’s no good, spero… it’s no good mentre ti fistano con Ottomani il deretano, per parlarti in faccia, e dicono “eh Erdogutt, it’s no good, qui c’è qualcosa, non è normale, lei mi cala di peso, avrà mica fatto qualcosa contro il libro?” e tu ma no, ma sì, chiami mia moglie, quale, non la troviamo, son tutte coperte, chiami il mio medico, voglio andare fuori, a Nueva York, clinica Fate Bene Band of Brothers… trascinatemi, il tavolo operatorio, ma rivolto giusto, c’ho il GPS, guardi, i gradi, metta bene… signore, ma le dobbiamo smanacciare il culo o le pariamo la sala operatoria per il giorno di festa… ma io credevo.. eh credevo, zitto e dorma.
E poi ti apriranno Erdy, davvero, me lo dice l’angioletto, ti apriranno e, mammina li turchi, che brutte robe che ci trovano, anni e anni della merda che non dici, perché di merda non ne dici tanta, davvero, e che pensi che siamo fessi, di merda ne dici nulla, niente, nisba, sono più i non detti, poi ogni tanto ti scappa un “chiuderei tutto” o “pure quello era un gran politico”, ma sono più i non detti, dannata vita del dittatore democratico che aspetta la promozione europea. Se le dici troppo grosse quelli poi come fanno, è vero che We the people non conta un cazzo e che la democrazia è bullshit, ma le apparenze ancora ancora… almeno una ventina di anni ancora, insomma ci rallenti il progresso europeo tu con il tuo culo aperto a Nueva York a rimirare le stelle, Erdy, accidenti, vorresti dirle tutte, me le tiri fuori, dottore, le merde, tutte fuori, mi liberi, mi salvi… e poi come facciamo? L’Europa val bene una merda. E poi i contributi, i soldini, così poi li rigiri agli amici degli amici, loro petrolio a te, tu armi a loro e avanti, fino a che morte non vi separi…
Riflettere (Frammento della prima parte della Trilogia)
Jules Bastien-Lepage, Marchande de Fleurs a Londre, 1882
Quanta è la gente che confonde il riflettere con il pensare e crede che sia solo una lieve sfumatura a dare questo o quel nome, e che la riflessione sia giusto un pensiero che ricade sopra la propria stessa natura, quasi non filtrasse il nostro corpo perché opaco e inattraversabile. Non è così, in queste lunghi pomeriggi, rinchiuso nella semioscurità del mio mondo sono giunto infine a cogliere la sostanza di quella che ha il diritto di essere chiamata riflessione: essa è una visione ribaltata del procedere comune, del quotidiano, alla tesi imperante contrapporre un volto girato, un cambio di verso e senso; rifletti il tuo volto, guarda le tue cicatrici e ogni tua espressione allo specchio, vedrai qualcosa che è opposto al tuo banale quotidiano, riconoscerai l’opposto di chi è uso al tuo aspetto e così riflettere sarà stravolgere fino alle più estreme conseguenze il vivere comune, il pensiero dal volto immutabile, tu sei lo specchio, tu sei la spada, scindi d’un colpo netto uomini e cose e restituisci ogni significato al suo luogo e poi rovescia la cesta e spargi ogni cosa al suolo.