Boris Kustodiev
Questo mio vizio del tenere un diario è nato dalla mia fissazione per le coincidenze. Ho sempre creduto che clima, luoghi e giorni collaborassero a indirizzare le nostre e le altrui azioni, ho registrato così ogni fatto per potere, di anno in anno, compiere a ritroso il cammino. Ho tirato linee, messo frammenti sulle bacheche di casa, tracciato tramite puntine e cordicelle dei disegni geometrici tra data e data, nel corso di pochi anni pensavo così, ancora lo credo pur con meno forza, di potere stabilire l’andamento generale degli anni a venire per me e per chi mi stava attorno. Per questo ho il diario, per questo ho conservato memoria di quanto ho visto frequentandola. C’è chi, sorridendo, mi ha chiamato suo servitore, chi addirittura suo confidente spirituale, non so se mi stiano deridendo o blandendo, ogni giorno squilla il telefono, il fine settimana suonano al cancello due o tre persone, vogliono intervistarmi, vogliono sapere, chiedono insistenti e io rispondo, rispondo quello che dico di ricordare, quello che posso dire, ma non uso mai i miei diari, non li svelo, dico loro quello che tutti dicono eppure quel che dico io vale tanto di più. Dopo la mia morte qualcuno li vedrà questi quadernetti sparsi, valuterà di anno in anno le mie vicende, ma io non li voglio svelare.
L’ho conosciuta tanti anni fa, lei è del mio quartiere, ma ci siamo incontrati in età adulta, già ne parlavano tutti, lei era alla mano, cortese, disponibile, non si dava davvero troppe arie, ma non posso certo dire che, al di là di quelle occasioni dove la necessità dominava tutto, lei cercasse contatti umani con quella gente che ricorreva sempre più a lei piena di speranza. Restava selettiva, ma se capitava in pubblico non si mostrava mai infastidita. Cosa vide in me? Perché diventai così assiduo tanto da seguirla poi ad ogni ora? Non potrò mai dirlo, ho sfogliato e risfogliato i miei appunti, non ho trovato nulla, anzi, una noterella mi ha portato alla memoria che, a suo tempo, ebbi l’impressione di esserle antipatico. Invece non fu così, mi venne a cercare, mi allestì un appartamentino a fianco del suo. Io la seguivo un po’ ovunque, mi incaricavo anche di questioni pratiche e chi si ricorda può immaginare la quantità di faccende che mi cadevano addosso, sempre di più. Lei percorreva in lungo e in largo la penisola, poi il mondo, io dietro con biglietti e agende, ogni festa, ogni ricevimento, ogni serata danzante, eravamo ovunque e la nostra intimità era totale. Chi credete che le tenesse la testa quando, dopo una sbronza, vomitava in qualche bagno? Chi andava a comprarle la dose? Io, io pulivo pure la tazza del cesso prima di mettere la pista per la pippata serale, quando iniziava a perdere colpi, quando il sonno si faceva sentire e lei voleva continuare a fare festa (ovviamente pippavo pure io, ma ho smesso, saranno 10 anni ad agosto). E chi si occupava di tutti gli amanti… ho bruciato tutto alla sua morte, ho dato alle fiamme gli elenchi con tutte le annotazioni che mi dettava, ho dato tutto alle fiamme anche se lei voleva che li tenessi… “sono la tua pensione, tienili, ti serviranno, chiami questo e chiami quello, vedrai”, ma io avevo già di mio: mi ha sempre pagato bene e mi ha sempre dato una percentuale delle mazzette, in fondo ho faticato tutta la vita come un mulo, correndo a destra e a manca, neppure mi sono fatto famiglia! E forse è meglio perché la sua passione più grande era disfarne, ogni uomo sposato era una preda sempre più interessante dello scapolo, amava la catena di conseguenze, le rotture, le grida, amava cogliere sul volto dell’amante di turno la traccia dei problemi di casa. I singoli spesso li torturava con la faccenda degli aborti, si inventava di essere incinta, quelli iniziavano a spaventarsi, poi fingeva di abortire, altre volte invece abortiva davvero, ma spesso in questo caso neppure avvisava il padre mancato.
Poi si ammalò, la cosa fu penosa, penosa perché non sapeva accettarlo, non volle ridurre il ritmo, anzi, divenne sempre più famelica di tutto, penso che sarebbe vissuta ancora qualche anno se si fosse moderata, ma era impossibile, la sua natura non poteva accettare pause. Mi manca. Nonostante i bisticci e le terribili scene, le pretese continue, devo dire che sento sempre la sua mancanza. Ho eliminato tutte le sue foto, cerco di non vederla, perché divento sempre più sensibile, in particolare nei mesi di febbraio e giugno, un nulla basta per commuovermi e non voglio mostrarmi in questo stato. Non scriverò nessun libro, nessuna biografia e nessuna intervista verità, non voglio dire nulla eccetto quel poco che dicono tutti, non mi vedrà mai nessuno in televisione, né in qualche documentario e quando morirò i miei diari saranno depositati per 100 anni presso una banca, poi che leggano quanto vogliono o brucino tutto. Voglio restare in casa, tranquillo, tra i miei libri el e mie piantine, ricordare quello che voglio ricordare e pensare il minimo indispensabile, lontano dal frastuono e dal baccano. Per questo, Santo Padre, non ho intenzione di partecipare alla cerimonia di beatificazione che si svolgerà a San Pietro il mese prossimo.
Mi comprenda e perdoni.