Sulla boc… pardon, sotto gli occhi di molti, ANNUNCIAZIONE ANNUNCIAZIONE

Giornata pienissima per il mio blog di fotomontaggi IlGargantua.wordpress.com . Iniziata con la ricomparsa sul sito di Dagospia (2 volte) con il fotomontaggio già utilizzato del Renzi Cristo

Beni Culturali - venezia

LINK 1              e               LINK 2

Dago

Si procedeva poi ad aprire una pagina TWITTER (tanto per non farci mancare nulla)

E tale pagina ha attirato interesse, sì signori, tanto da fare finire un fotomontaggio sulla Adnkronos in merito alle reazioni del web a seguito dell’annuncio del nascituro di Giorgia Meloni

ADNK

LINK

Giornata interessante 🙂

 

 

 

Nasce un nuovo blog a tema

Gerico non cade e non cadrà mai, come oramai è fatto noto dopo anni e anni di “onorata” attività, da splinder a wordpress, e rimane il mio blog principale. Per il 2016 ho però deciso di regalarmi uno spazio per raccogliere il frutto di un mio piccolo svago: fare fotomontaggi.  Nasce così Il Gargantua, spazio dove andrò, piano piano, a caricare tutti i fotomontaggi che ho fatto in questi anni (sperando di ritrovarli tutti, motivo in più per fare un piccolo archivio digitale). Spero vi piaccia. Alcuni fotomontaggi sono oramai datati perché si riferiscono a faccende trascorse, ma spero che possano comunque risultare piacevoli.

Il GARGANTUA

Prima portarono via i cartellini… poi i quadri, ovvero I parolafobici al potere

Amsterdam

Un plauso agli Amsterdammesi uniti, riuniti, poltriti. Insomma non è forse una idea geniale? Chiedo al governo italiano di applicare anche da noi tale proposta ed estenderla in generale a tutti i settori. Indico subito una serie di varianti da inserire nella nostra povera lingua per sanare il torto

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TOTO’, PEPPINO E IL FANATICO

Totò, Peppino e un fanatico

Carmelo Bene, scrivendo in merito ad un episodio di censura cinematografica, ricordava come per il genio la censura non fosse un impedimento, ma anzi uno stimolo e che ogni grandissimo ha sempre prevalso, grazie alla evidente superiorità della sua opera, sopra ogni tentativo di farlo tacere. Ho il vago ricordo di aver letto una posizione simile anche in Borges, ma non ci giurerei. La censura può essere odiosa e certo, se assoluta e repressiva fino al punto di eliminare fisicamente, invalicabile, ma resta il fatto che, dando una occhiata a quanto ci troviamo attorno, pare che mai come oggi l’assenza totale di censura abbia partorito una linea totalmente piatta. Se la censura poteva consentire a qualsiasi imbecille di fare lo “scandaloso” utilizzando i suoi scarsi mezzi, oggi l’assenza ha reso l’imbecillità ancora più imperante e incontenibile. Per carità, non si pensi che questo voglia essere un elogio della censura, ma mi permetto solo di rilevare come l’estrema libertà di dire, scrivere, proclamare  qualsiasi fesseria ci passi per la mente, l’abitudine a considerare scandaloso qualunque e chiunque se ci è detto da un Quotidiano, siano tutte madri incinte di mai nati che, alzatisi sulle loro gambette, fanno sfoggio della loro incompletezza in un mondo che si compiace di loro, anche qaundo li critica (le parole possono non servire a nulla). A questo si aggiungono questioni di altro tipo, quanto una volta un regista temeva lo scudiscio della censura, quanto oggi si sbava per attirare l’attenzione più morbosa possibile e generare pubblicità da una non meno imprecisata e scandalosa componente “vietatissima” del proprio nulla sopra schermo. Bene riuscì a fare di tutto, Nostra Signora Dei Turcbi è un esempio evidente, tutto nel mezzo della censura più beghina e baciapile.

In questo caso però vogliamo ricordare un censore doc, una donna dalle spalle nude, un rimbrotto, un duello, un Principe, due grandi comici e Federico Fellini. Detta così sembrerà un guazzabuglio ma non lo è. Il Censore è il da poco scomparso Oscar Luigi Scalfaro, già magistrato, già ministro, già Presidente della Repubblica e già accanito censore di film. Notoriamente si dice che dei morti non si può parlare male ed infatti non leggerete, nel prosieguo della vicenda, nulla in merito al morto, alla sua sepoltura, alla posizione della salma, alle decorazioni, alla messa e via cantando (o non cantando), ci si interesserà dello Scalfaro vivo e vegeto.

 L’episodio di partenza del tutto è notorio. Narrano le cronache, più o meno smentite, che Scalfaro, offeso dalla impudenza (secondo lui) di una signora della Roma bene, Edith Mingoni Toussan, rea di essersi mostrata in un ristorante a spalle scoperte, la redarguì pesantemente, apostrofandola come “donna pubblica”, prostituta insomma, e, secondo alcuni, terminò il predicozzo rifilando una serie di schiaffi alla sventurata. La cosa scatenò aspre polemiche e, da parte dei parenti della Toussan, la richiesta di poter lavare con il sangue, attraverso un duello, il torto e l’infamia subita. Scalfaro si rifiutò categoricamente di accettare lo scontro, asserendo che la sua religione condannava il duello (certo molti di noi ricorderanno come da magistrato fece comminare la pena di morte, già a guerra finita, a due fascisti, guardandosi bene dal sottrarsi dall’incarico). Il 23 novembre 1950 l’Avanti pubblicò una lettera del Principe De Curtis

 Ho appreso dai giornali che Ella ha respinto la sfida a duello inviataLe dal padre della signora Toussan, in seguito agli incidenti a Lei noti. La motivazione del rifiuto di battersi da Lei adottata, cioè quella dei princìpi cristiani, ammetterà che è speciosa e infondata.
Il sentimento cristiano, prima di essere da Lei invocato per sottrarsi a un dovere che è patrimonio comune di tutti i gentiluomini, avrebbe dovuto impedire a Lei e ai Suoi Amici di fare apprezzamenti sulla persona di una Signora rispettabilissima. Abusi del genere comportano l’obbligo di assumerne le conseguenze, specialmente per uomini responsabili, i quali hanno la discutibile prerogativa di essere segnalati all’attenzione pubblica, per ogni loro atto. Non si pretende da Lei, dopo il rifiuto di battersi, una maggiore sensibilità, ma si ha il diritto di esigere che in incidenti del genere, le persone alle quali il sentimento della responsabilità morale e cavalleresca è ignoto, abbiano almeno il pudore di sottrarsi al giudizio degli uomini, ai quali questi sentimenti e il coraggio civile dicono ancora qualcosa

 Non risulta una risposta ufficiale da parte di Scalfaro, ma quello che appare certo, dagli studi di archivio, è la sua ampia e intensa insistenza perché un film di Totò e Monicelli, Totò e Carolina (1955), venisse sottoposto ad una forte campagna di censura, cosa che in effetti avvenne tanto che il film ne uscì pesantemente menomato. Scalfaro si prese insomma la sua vendetta, dalle retrovie, dando ulteriore prova di come, più che lo spirito cristiano, in lui agisse una certa “coniglieria” di lungo pelo. Totò, signorilmente, non risulta che abbia mai detto nulla sulla questione, ma in suo soccorso chi poteva venire se non Peppino de Filippo? E fu proprio Peppino de Filippo, impersonando i panni del moralissimo Antonio Mazzuolo, a mettere in scena la parodia dell’oramai leggendario episodio della signora Toussan.

Nel Boccaccio 70, film a episodi, Fellini si prese beffa di Scalfaro attraverso l’episodio delle Tentazioni del Dottor Antonio (Peppino, appunto) che i più ricorderanno soprattutto per la celebre scena della Anitona Ekberg gigantesca, sorta di accumulo dei sogni erotici italiani e delle predilizioni fisiche felliniane. Fellini e Peppino non solo si facevano beffe della figura in generale del moralizzatore e dunque del censore (l’opera ovviamente non ebbe vita facile), ma in particolare di Scalfaro e dunque vendicando in un sol colpo Totò e Monicelli.