Mentre la folla beota si scapicolla verso il Lago d’Iseo per fare la foto ricordo a bordo lago e sopra la passerella, leggiamo, con vero gaudio, l’artista (?) ringraziare la famiglia cofinanziatrice (i Beretta bum bum) e alla giusta domanda: ma come avete fatto ad aggirare le lentezze burocratiche? Christo svela il miracolo
“Yes, but I have good friends in Italy, I knew I would be able to count on them”.
In questo momento ho un sorriso stampato in volto. Pensando a queste formichine che si gettano a capoccia bassa verso l’opera d’arte (?) e a come tra loro ci saranno tante formichine che sono contrarissime alle armi da fuoco (bum bum) e a favore dell’Onestà Onestà Onestà, ecco state camminando sopra una roba (stavo scrivendo porcheria) che è pagata in parte dalla più grande produttrice italiana di armi, costruita in barba alle norme locali attraverso “good friends”. Chi frequenta queste pagine sa benissimo che non confondiamo mai Arte con Morale, nel senso che l’Etica ed Estetica vanno a braccetto in un senso profondo, nell’opera stessa, ma non si è mai richiesto, come fanno molti imbecilli, che il pittore o scultore o musicista sia la virtù in terra. Se uno ha quel dono nella testa e nelle mani per noi potrebbe pure essere il Macellaio di Cleveland o il Boia di Parigi. Saremo in prima fila ad ammirarlo. Il problema è che codeste buffonate sono puro (sic) e semplice mercato, oltretutto noioso, ripetitivo, per camminate sulle acque, senza scomodare omonomi illustri, ci basta la prodezza di Caligola che fu certo più spettacolare visto cosa passò sopra quella passerella di barche.
Impacchettamenti, spacchettamenti, celofanate, striscie verdi, rosse e bianco coca, se questa è arte i tendoni del circo sono la Cappella Sistina (con perdono). Una volta i signorotti, quelli che spesso a scuola ci descrivono come capitani di ventura puttanieri e che puzzavano, innalzavano la casata commissionando studioli al Maiano o sale affrescate ad un Mantegna, il tempo attuale (ed il mercato) offrono giusto buffoni come Christo o Ai Weiwei e i loro miserucci discorsi tra il sociale e il fantasioso (mondo di Amelie… ne parleremo). Triste epoca, epoca che richiede una capacità da cercatore da tartufi per scovare il bello presente (c’è, ancora resiste) confortandosi con l’ammirare quello che è giunto fino a noi del bello e bellissimo passato.
Si segnalano incidenti (con buona pace per i feriti che ci auguriamo lievi questi sono i soli ipotetici accadimenti artistici della manifestazione) tra una coca cola, un panino e due occhiatine al negozietto con le palline di plastica piene di acqua si dipana la giornata degli affamati di arte di massa, quelli che per portarli ad un museo devi fare intervenire i cosacchi a cavallo, quelli che “vuoi mettere che bella foto del mio faccione in mezzo al lago”, come se l’opzione vai a nuoto o in barca non esistesse… e come se il lago avesse bisogno del loro faccione. Avanzano tra i porcellosi (e non procellosi) rigagnoli e il “I was here” ritorna per l’ennesima volta alla ribalta, roba vecchia, vecchissima, date una occhiata alle grotte preistoriche o, più recentemente, ai colossi di Memnone.
Il mio sorriso però non è completo. Infatti da suddito (o ostaggio) di codesto regno lombardo scopro che lo slogan “pago tutto io” del signor Christo era una stronzata come l’opera, infatti i fondi Beretta e la vendita (a chi?) dei bozzetti non hanno comunque impedito che la Regione sganciasse 3 milioni di euro, una fotografia costosissima.